Il ruolo dell'infermiere di comunità nei contesti rurali: l'esperienza post-COVID dell'ASL di Avellino
DOI:
https://doi.org/10.63099/nps.v1i5.22Parole chiave:
Infermiere di comunità, Assistenza domiciliare, COVID-19, ASL Avellino, Cure primarie, Indicatori epidemiologici, Accesso alle cure, Popolazione anziana, Sanità territoriale, Campagna vaccinaleAbstract
L’infermiere di comunità rappresenta una figura chiave per rafforzare l’assistenza sanitaria territoriale, specialmente nei contesti rurali. Questo articolo esamina l’esperienza post-COVID dell’ASL di Avellino, un’area prevalentemente rurale dell’Irpinia, analizzando dati quantitativi aggiornati e fonti istituzionali. Sono presentati il numero di infermieri di comunità in servizio, la copertura territoriale raggiunta e i primi risultati clinici ed epidemiologici associati al loro intervento. Dall’analisi emerge che l’introduzione degli infermieri di comunità nell’ASL di Avellino ha contribuito a migliorare l’accesso alle cure nei piccoli centri, con indicazioni di riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso e un maggiore follow-up dei pazienti cronici. Vengono discusse le sfide incontrate – tra cui la carenza di personale infermieristico e le peculiarità orografiche del territorio – e le opportunità che questa nuova figura professionale offre per il futuro della sanità territoriale campana. In conclusione, l’esperienza irpina suggerisce che l’infermieristica di comunità può avere un impatto positivo nel rafforzare l’assistenza locale post-pandemia, pur richiedendo sostegno strutturale e investimenti continuativi.
Metodologia
Si è condotta un’analisi descrittiva e qualitativa basata su fonti documentali e dati secondari relativi all’implementazione dell’infermieristica di comunità nell’ASL di Avellino dal 2020 in avanti. In particolare, sono stati raccolti dati quantitativi da fonti istituzionali quali report interni dell’ASL Avellino, delibere regionali campane e banche dati nazionali (Ministero della Salute, ISTAT, AGENAS). Sono state inoltre esaminate le linee guida nazionali (DM 77/2022 e documenti AGENAS) e le comunicazioni ufficiali di enti professionali (FNOPI, OPI Avellino) per contestualizzare gli standard e gli obiettivi relativi alla figura dell’infermiere di comunità.
Per valutare i risultati clinici ed epidemiologici, si sono considerati indicatori indiretti riportati in letteratura e nelle esperienze dove l’infermiere di famiglia/comunità era già attivo. Ad esempio, sono stati estrapolati dati su tassi di accesso al pronto soccorso, ricoveri ospedalieri e copertura dell’assistenza domiciliare, confrontando scenari pre e post introduzione dell’infermiere di comunità, quando disponibili. Nel caso specifico dell’ASL di Avellino, data la recente implementazione, si è fatto ricorso a dati preliminari e osservazioni riportate da fonti locali (comunicati stampa, dichiarazioni di dirigenti sanitari, articoli su riviste specialistiche) riguardanti il numero di infermieri di comunità assunti, il loro ambito di intervento e la percezione del loro impatto sui servizi territoriali. Tutte le informazioni chiave sono state verificate tramite fonti attendibili: per i dati nazionali si è fatto riferimento a pubblicazioni ufficiali (ad es. FNOPI, Ministero della Salute), mentre per i dati locali sono stati utilizzati documenti dell’ASL e notizie da organi di stampa qualificati. I risultati vengono presentati in forma aggregata e discussi criticamente alla luce della letteratura esistente sul tema.
L'implementazione degli infermieri di comunità nell'ASL di Avellino ha mostrato risultati promettenti. In particolare, si è osservato un miglioramento nell'accesso alle cure primarie, con una riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso e un aumento della copertura dell'assistenza domiciliare. Gli infermieri di comunità hanno contribuito a una maggiore sorveglianza sanitaria diffusa sul territorio, effettuando centinaia di accessi domiciliari e interventi infermieristici sul campo. Inoltre, durante le campagne vaccinali anti-COVID e antinfluenzali, questi infermieri hanno aumentato la copertura vaccinale nelle aree più periferiche.

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