Efficacia dell'Infermiere di Famiglia nella Gestione delle Patologie Croniche nell'ASL Avellino (2019-2024)
DOI:
https://doi.org/10.63099/nps.v1i1.19Parole chiave:
Infermiere di Famiglia e di Comunità (IFeC), Patologie croniche, ASL Avellino, Diabete mellito, BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), Ipertensione arteriosa, Scompenso cardiaco, Aderenza terapeutica, Ricoveri evitabili, Qualità di vitaAbstract
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia dell’Infermiere di Famiglia nella gestione dei pazienti con patologie croniche comuni nel territorio dell’ASL di Avellino negli ultimi 5 anni, analizzando il suo impatto sugli esiti di salute (ricoveri, aderenza terapeutica, qualità della vita) e sui costi sanitari indiretti. A tal fine sono stati considerati dati epidemiologici locali, evidenze da studi peer-reviewed recenti e rapporti istituzionali (ASL, Regione Campania, Ministero della Salute, AGENAS, etc.).
È stata condotta un’analisi integrata di tipo review osservazionale dei dati disponibili (2019-2024) riguardanti l’assistenza infermieristica territoriale ai pazienti cronici nell’ASL Avellino. In particolare, si è proceduto a:
- Revisione della letteratura scientifica: sono stati ricercati studi peer-reviewed (in italiano e inglese) relativi al ruolo e all’impatto dell’infermiere di famiglia (o comunità) nella gestione delle patologie croniche, focalizzando su risultati clinici ed organizzativi (riduzione di ricoveri, miglioramento aderenza, esiti clinici, quality of life, cost-effectiveness). Le banche dati consultate hanno incluso PubMed, CINHAL e Scopus, filtrando per anno (2019-2024) e privilegiando studi condotti in Italia o in contesti comparabili. Inoltre, è stata analizzata una scoping review recente che sintetizza le evidenze disponibili sul ruolo dell’IFeC in Italia.
- Analisi di dati epidemiologici e amministrativi locali: sono stati esaminati i dati demografici ed epidemiologici ufficiali relativi alla popolazione dell’ASL di Avellino (es. prevalenza delle principali patologie croniche, indicatori di utilizzo dei servizi sanitari come tassi di ospedalizzazione) attraverso fonti quali report dell’ISTAT, del Ministero della Salute e dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale. In assenza di rilevazioni specifiche per l’ASL Avellino, si sono utilizzate le stime regionali (Campania) come proxy, adattate alla popolazione locale. Ad esempio, il tasso di prevalenza di diabete, BPCO, ipertensione e scompenso è stato estrapolato applicando i valori percentuali regionali alla popolazione residente ASL.
- Esame di rapporti istituzionali: sono stati consultati documenti programmatici e di monitoraggio (2019-2024) riguardanti l’implementazione dell’infermiere di famiglia e la gestione della cronicità, quali: Linee di indirizzo per l’Infermiere di Famiglia e Comunità dell’AGENAS (2022-23) , atti e delibere regionali campane, comunicati dell’ASL Avellino, report AGENAS (Programma Nazionale Esiti per indicatori di gestione cronici) e dati FNOPI/Federazione degli Ordini Infermieristici. Particolare attenzione è stata rivolta ai documenti locali (es. interventi del Presidente OPI Avellino, notizie sull’avvio del servizio IFeC in Irpinia) e alle evidenze prodotte in regioni italiane che hanno attivato precocemente il servizio di infermieristica di famiglia (es. Friuli-Venezia Giulia, Toscana), per trarre indicazioni trasferibili al contesto di Avellino.
- Sintesi e confronto: i risultati sono stati organizzati per tema (dati epidemiologici; esiti clinici; esiti economici) e presentati in forma descrittiva con supporto di tabelle riassuntive. I dati quantitativi estratti da studi sono stati convertiti in valori percentuali o tassi per facilitarne il confronto. Non essendo questo un nuovo studio sperimentale, non è stato necessario approvare un protocollo etico; tuttavia, la metodologia di ricerca è stata condotta secondo principi di rigorosità scientifica e trasparenza nelle fonti.
Alla luce dei dati raccolti, l’Infermiere di Famiglia e di Comunità si configura come una figura strategica per migliorare la gestione delle patologie croniche nel territorio dell’ASL di Avellino. Negli ultimi 5 anni si è assistito a un cambiamento paradigmatico: da un modello ospedale-centrico, reattivo, si sta passando a un modello territoriale, proattivo e centrato sul paziente, in cui l’infermiere gioca un ruolo di primo piano nella prevenzione e nel coordinamento dell’assistenza. Questa trasformazione, ancora in fase iniziale, ha il potenziale di produrre esiti positivi tangibili: una riduzione dei ricoveri evitabili, un miglior controllo clinico dei pazienti con diabete, BPCO, ipertensione e scompenso cardiaco, un incremento dell’aderenza alle terapie e presumibilmente un miglioramento della qualità di vita delle persone assistite. Tali miglioramenti non riguardano solo i pazienti, ma l’intero sistema sanitario locale, che potrebbe diventare più sostenibile ed efficiente grazie a un uso ottimizzato delle risorse (meno congestione ospedaliera, più cure erogate al domicilio).
Per capitalizzare su questa opportunità, è fondamentale che l’implementazione dell’Infermiere di Famiglia continui con determinazione e supporto istituzionale: occorre completare il reclutamento fino a coprire tutta la popolazione (garantendo l’equità di accesso al servizio IFeC in tutti i distretti, urbani e rurali), fornire strumenti adeguati (dai kit per visite domiciliari ai sistemi informatici integrati) e coltivare la collaborazione multiprofessionale. L’ASL Avellino, insieme alla Regione Campania, dovrà monitorare gli esiti e adattare il modello in base alle evidenze emergenti. Un approccio di “miglioramento continuo” assicurerà che eventuali criticità (ad es. sovraccarico di pazienti per infermiere, aree scoperte) vengano affrontate tempestivamente.
In prospettiva, l’efficacia dell’infermiere di famiglia nella gestione dei cronici potrà essere pienamente confermata dai dati che si raccoglieranno nei prossimi anni in Irpinia: se i trend attesi di riduzione di ricoveri e miglioramento degli indicatori di salute saranno realizzati, l’ASL Avellino potrà costituire un modello di riferimento per altre realtà regionali simili, dimostrando il valore aggiunto di investire sulla sanità territoriale. Come sintetizzato da un recente documento FNOPI, “una sanità territoriale più forte significa non solo migliorare la qualità di vita dei pazienti, ma anche ottimizzare le risorse sanitarie e ridurre i costi legati a ospedalizzazioni non necessarie” . L’esperienza di Avellino potrà così confermare nella pratica questo principio, offrendo ai cittadini cronici un’assistenza più vicina, continua e umana, senza rinunciare alla qualità e alla sicurezza delle cure.

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